Storia della Badia

La Badia di Santa Maria della Croce o più comunemente Badia di Tiglieto si trova nella Valle dell’Orba nell’entroterra ligure. Qui, i monaci cistercensi fondarono il primo convento fuori dalla Francia (dove sorse l’Ordine) e primo in Italia, nel 1120. All’epoca la zona si presentava come una piana disabitata, isolata dalle montagne dietro e alquanto paludosa ma era comunque collegata a importanti centri come Genova e Savona. I monaci si dedicarono all’agricoltura e il loro lavoro fu determinante per la bonifica del territorio e per il conseguente sviluppo economico e culturale della valle. Nel XVIII secolo i monaci lasciarono la Badia alla proprietà dei Marchesi Salvago Raggi per poi tornarvi nel 2000 per una decina d’anni.

L’abbazia è costituita dalla chiesa, intitolata a Santa Maria alla Croce, con l’asse principale orientato da ovest ad est; sul lato est si trova il convento da cui si diparte la sala del refettorio. I tre edifici racchiudono i tre lati del chiostro, mentre il quarto lato è costituito da altri volumi destinati ad uso agricolo o affini.

Progetto di restauro

Il nostro intervento prevedeva il restauro di due lati del convento, la facciata est e sud  (escluso il piano terra) i cui muri portanti esterni erano gravemente danneggiati, con numerose zone in cui i mattoni erano caduti, l’intonaco ormai disgregato, monofore sostituite da finestre e molti particolari della struttura antica coperti e modificati da restauri avvenuti nel corso dei secoli.

Il progetto di restauro, sovvenzionato in parte dai proprietari Marchesi Salvago Raggi, prevedeva il recupero delle due facciate con la finitura originaria tramite utilizzo di materiali e tecniche tradizionali. Non essendo possibile determinare il tipo di finitura originaria dato il deterioramento, è stat portata avanti una ricerca storica che hanno  confermato la finitura con mattoni a vista per il lato est e intonachino composto da grassello di calce, calce idraulica, sabbia e inerti fini di sabbia del fliume Orba.

Inizio lavori

Quando i lavori sono inziati ci siamo resi conto che il degrado era molto peggiore di quello che sembrava, molti dei mattoni che sembravano integri si sbriciolavano e cadevano alla minima sollecitazione;  le lacune già esistenti quindi si allargavano e si è resa necessaria una attenta ricerca per trovare un fornitore di mattoni il più possibile simili a quelli usati 1000 anni fa. Mettiamo anche in evidenza come il muro esterno sia in realtà doppio, un muro interno fatto perlopiù in pietra e all’esterno arivestimento di mattoni in terracotta.

Mattoni artigianali

Per colmare le lacune di mattoni ci siamo quindi rivolti ad una ditta specializzata, la Fornace di Sezzadio, che produce mattoni fatti a mano in terra cotta, lo stesso tipo di mattoni usato in origine cosi da offrire la stessa qualità e coerenza nella ricostruzione del muro. Fornendo dei campioni abbiamo potuto far produrre lo stesso tipo di mattone, con le stesse misure e le stesse sagome usate per esempio per ricostruire le monofore.

Intonaci come in origine

Per quanto riguarda la facciata sud, l’intonachino  a base di calce idraulica  è stato “dilavato” fino a imitare l’invecchiamento del tempo e donare un’aspetto antico e ‘consumato’ alla parete. L’aspetto finale di quest’ultima parete è ora diverso da quello di prima dei lavori ma, come sopra illustrato, le fonti storiche hanno evidenziato questo tipo di finitura che noi siamo stati in gradi di riprodurre con lo stesso tipo di inerti, quelli del fiume Orba, lo stesso fiume dei dintorni da cui è stata estratta la sabbia usata per la costruzione medievale originaria.

Dopo i lavori di restauro

Lavoro ultimato nel 2016